Come muore il settore delle auto storiche

Tempi non duri, bensì durissimi per i possessori di veicoli storici. Nei giorni scorsi, dopo il parere negativo del Governo, ci ha pensato la sentenza della Corte Costituzionale a spegnere definitivamente le speranze per i tanti appassionati residenti in Italia. Il verdetto dal Palazzo della Consulta si è reso indispensabile a causa della decisione di alcune regioni, come Umbria, Veneto e Basilicata che, qualche tempo fa, si erano appoggiate sulla normativa nazionale che prevedeva il ritorno all’esenzione per tutti i veicoli con meno di 30 anni di età. In poche parole: ogni regione deve attenersi alle disposizioni del Governo, senza poter ordinare alcuna deroga sulla legge in materia.

Possedere un veicolo che ha fatto la storia è importantissimo, ma le ultime decisioni della politica italiana, stanno, di fatto, caratterizzando negativamente il settore storico delle auto e moto. La Legge di stabilità approvata a dicembre 2014, dunque valevole dal successivo anno, infatti, ha iniziato a mettere una pietra sopra i ricordi di molti cittadini, costretti a disfarsi dei rispettivi veicoli per una questione economica. La crisi che sta colpendo l’Italia è più grave del previsto e, l’introduzione del bollo anche per i veicoli con un’età compresa tra i 20 e i 29 anni di età ha causato ancora di più problemi di difficile risoluzione.

Ma cosa succederà alle auto-moto storiche ultraventennali e al loro comparto nel 2020? Basandoci sui numeri ACI del 2014, che contava 4 milioni di veicoli con più di 20 anni di “onorato servizio” presenti in Italia, tra qualche anno questo numero sarà destinato a calare vistosamente fino ad arrivare a circa 2,5 milioni. Di questi mezzi, tra auto e moto, però molti saranno lussuosi, come Ferrari e Porsche, posseduti da quella fetta di popolazione che gode di una buona forza economica. Ed i comuni mortali, ossia quelli che non riescono più a gestire i costi delle rispettive auto o moto storiche? Ogni giorno che passa stanno svendendo, è proprio il caso di dirlo, i loro veicoli all’estero o, ancora più grave, li “accompagnano” verso la demolizione.

E con questa previsione, anche i mestieri di un tempo, come le tappezzerie, spariranno per sempre. Prendendo in considerazione i dati di metà 2015, riportati sul portale del Confartigianato Imprese Varese, in Italia chiudono tre officine al giorno. Un grosso problema che riguarda specialmente molte imprese artigiane che, in un anno, sono diminuite dell’1,5%, a causa di un calo dello 0,6%, riferito al totale imprese del settore autoriparazione. In 365 giorni, così, sono sparite ben 1.137 imprese artigiane che si occupavano della riparazione di auto e moto. Insomma, la mortem, citando il latino, sarebbe generale per il settore storico dei veicoli che, fino a qualche tempo fa, rappresentava il carro trainante dell’economia italiana.

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