Auto

Alleanza FCA-PSA: poche piattaforme per i nuovi modelli

Cosa fatta per l’alleanza FCA-PSA. Dal punto di vista ufficiale la nascita della nuova società è in dirittura d’arrivo. Mancano le firme, manca il nome,ma l’intesa è stata trovata. Nascerà così il quarto gruppo automobilistico mondiale dell’automobile con quasi 9 milioni di veicoli commercializzati all’anno.

Il grosso delle novità deve ancora arrivare. Il piano industriale sarà un processo che andrà a delinearsi nel tempo. Sono troppi i marchi ed i modelli in campo per poter presentare un piano in maniera immediata. L’aspetto positivo dell’alleanza FCA-PSA è quello che nessun marchio sarà sacrificato. Certo si faranno delle scelte mirate e ci sarà chi crescerà di più e chi di meno, ma nessuno scomparirà.

L’alleanza FCA-PSA, come detto da Tavares al Detroit Free Press, punta a salvaguardare le identità dei vari brand. Ciascuno di essi si focalizzerà maggiormente nel mercato del paese d’origine con alcune Case che poi dovranno tentare la scalata verso il mercato globale. Insomma da questo concetto capiamo che DS rimarrà prettamente in Francia, Lancia in Italia e Dodge negli Stati Uniti. Brand come Fiat, Alfa Romeo, Peugeot e Citroen saranno quelli destinati alle vendite in più paesi e continenti.

Nel 2020 ci sarà ancora una situazione di concorrenza tra le varie case. Poi pian piano sapremo come il nuovo gruppo farà interagire i vari marchi sviluppando una politica industriale e di condivisione per tutti i brand. Condivisione, questo è il termine che più ci interessa e che è quello che ha dato vita all’alleanza FCA-PSA.

Il mega gruppo automobilistico è nato proprio per condividere il know how con il fine di aumentare le vendite ed i ricavi. Le piattaforme saranno il nodo cruciale della nuova alleanza FCA-PSA. Con due o tre piattaforme al massimo si andranno a produrre almeno 7-8 dei 9 milioni di vetture in programma. Poche basi e decine di modelli progettati sulla singola base. Sarà questa la politica per contenere i costi e massimizzare i profitti.

Ed in questo PSA probabilmente la farà da padrona. Per i veicoli medio-piccoli senza dubbio sarà scelta la piattaforma CMP di PSA. Questa e moderna e già pronta per ospitare la tecnologia elettrica. Su questa base verranno molto probabilmente costruiti tutti i futuri modelli di segmento B e C suv compresi. Il suv Alfa Romeo Brennero, così come la nuova Punto e l’inedito mini suv di Jeep potrebbero nascere su questa base.

Per le auto di segmento C e D sembra essere più in auge l’altra piattaforma di PSA, la EMP2. Questo è quanto è stato riportato da Autonews Europe. Quindi anche i suv e le berline medie italiane potrebbero “francesizzarsi” come base, Alfa Romeo compresa.

Stando a quanto detto sino ad ora l’unica piattaforma che verrà presa da FCA sarà quella destinata alle vetture grandi: segmenti D, E ed F. Per queste potrebbe essere utilizzata un’evoluzione della piattaforma Giorgio adattata anche ai futuri veicoli elettrici di grande taglia. Su di essa nasceranno i futuri suv e le ammiraglie, probabilmente anche made in DS e Peugeot.

La rimanente quota di vetture (tra 1 e 2 milioni) sarà rappresentata da modelli di nicchia come le sportive Maserati, i pick-up e poco altro. Sembra infatti che sia PSA che FCA abbandonino negli anni a venire le vetture di segmento A. Potrebbe rimanere in questa fascia un unico modello, magari di lusso, come la nuova Fiat 500 elettrica il cui progetto è ancora del tutto scorporato dall’alleanza FCA-PSA. In questo modo si salverà anche Abarth. Fiat Panda e Lancia Ypsilon andranno quindi a posizionarsi in un range di vetture con dimensioni da segmento B e quindi con lunghezza superiore ai 390 cm.

Giuliano Belfiore