Auto

FCA: i vuoti di mercato che non hanno giovato a vendite e credibilità

Vi immaginate cosa succederebbe se tra la fine carriera della Volkswagen Golf 7 e l’arrivo della Golf 8 passasse del tempo? O se la stessa cosa succedesse per modelli come Ford Fiesta, Renault Clio o BMW Serie 3? Ne andrebbe della credibilità e del prestigio dei vari marchi. In FCA, invece, questa politica/usanza si è ripetuta più volte negli ultimi anni e continua a ripetersi per quasi tutti i marchi del gruppo.

Vediamo quali sono stati, negli ultimi anni, i casi più eclatanti di pause tra un modello ed il suo successore in FCA. In certi casi non si tratta proprio di un modello concepito per andare a sostituire quello precedente, ma di una vettura che dopo un vuoti va a prendere il posto della precedente in termini di segmento.

Partiamo dal marchio Fiat, quello con la maggior quota di vendite in FCA. Sono almeno 4 i modelli che ci vengono in mente che una volta usciti di produzione non sono immediatamente stati rimpiazzati lasciando un vuoto. Partiamo dal noto caso Fiat Punto. La famosissima segmento B italiana, dopo tre proficue generazioni ha chiuso la sua onorata carriera nell’estate del 2018.

Fiat ha deciso di non rimpiazzarla almeno per il momento. Sembrava che il suo vuoto dovesse essere colmato dalla sola Fiat Tipo. Ora sembra che in FCA, grazie al nuovo partner strategico PSA, abbiano deciso di riproporre la vettura. La nuova Fiat Punto potrebbe arrivare nel 2021 su piattaforma francese CMP, dopo tre lunghi anni di assenza.

Il segmento B non è l’unico che in Fiat hanno dimenticato nel  tempo. Parliamo ora delle più grandi auto di segmento C. prima dell’odierna Fiat Tipo a 5 porte arrivata a 2016 già iniziato ci sono stati ben due anni di assenza dal mercato. La sua predecessora, la Fiat Bravo, era uscita di produzione ne 2014. E gli esempi non finiscono qua. Stessa storia nel passaggio di consegne tra la Fiat Multipla e la Fiat 500L Living. La prima ha cessato la sua carriera nel 2010, la seconda è arrivata solo nel 2013 dopo 3 anni di vuoto.

Ancor più tempo è passato nel campo delle vetture sportive. La carriera della Fiat Barchetta ha “chiuso i battenti” nel 2005. Una nuova auto a 2 posti a tetto aperto è apparsa nel 2016, si tratta della Fiat 124 Spider. E probabilmente l’assenza di una sportiva in Casa Fiat si ripeterà vista la prossima fine di carriera della 124 senza un rinnovo della partnership con Mazda.

Cambiando marchio in Casa FCA, passiamo ad Alfa Romeo. La più clamorosa situazione di buco sul mercato si è avuta tra il 2011 ed il 2016. Nel 2011 è andata in pensione l’Alfa Romeo 159, solo 5 anni più tardi è arrivata la Giulia.  Ancora permane comunque la mancanza di una berlina media con carrozzeria station wagon.

Altri due casi che stanno dando vita ad una vera e propria crisi di vendite in Casa Alfa Romeo sono quelli di Mito e Giulietta. La prima è uscita di produzione nel 2018 ed una sostituta nel segmento B sembra arriverà solo nel 2022 sotto forma di suv. Molto simile è la questione Giulietta che smetterà di essere prodotta ad inizio 2020, senza un erede in arrivo. Il vuoto sarà parzialmente colmato nel segmento C dall’arrivo del suv Tonale.

Passiamo infine al caso Lancia. Due sono le vicende tristemente note di rimpiazzi mal riusciti e fortemente posticipati nel tempo. Grave errore a nostro parere da parte di FCA.  Parliamo della Thesis, lussuosa berlina di grandi dimensioni prodotta tra il 2002 ed il 2009. La sua “erede” è arrivata solo nel 2011 marchiando e tentando di europeizzare la pesante Chrysler 300. Nasce così la lancia Thema di seconda generazione, vero e proprio buco nell’acqua di FCA (insieme a Flavia e Grand Voyager).

Discorso simile si può fare per la Lancia Delta. Se la prima generazione  stata un successo, così non è stato per la seconda prodotta tra il 1993 ed il 1999. Poi si è deciso di far passare ben 9 anni prima di lanciare la Delta terza serie, prodotta sino al 2014 ed andata in pensione senza un’erede.

A conti fatti questa presenza a macchia di leopardo in settori cruciali come il B, il C ed il D da parte di vari marchi di FCA non ha fatto altro che far diminuire le vendite. I nostalgici, i fedeli all’auto italiana, gli affezionati alla Casa, non vedendo nascere nuovi modelli che andassero a sostituire i precedenti hanno deciso di non rinnovare la fiducia al marchio. Così sono scarse le quote di mercato dell’auto italiana. Vedremo se con l’arrivo di un partner come PSA ripartirà davvero l’industria automobilistica italiana.

Giuliano Belfiore