“La Sprint Race va cambiata?” L’opinione dei piloti

George Russell, Lando Norris e Kevin Magnussen sono alcuni tra i piloti titubanti sul format della Sprint Race e propongono alcuni aggiustamenti.

George Russell
George Russell-Motori. News

Nel 2021 è entrato in vigore un nuovo format: la Sprint Race, una gara da 100 km che determina l’ordine di partenza della gara. Questo appuntamento è stato attuato in sole tre gare, Silverstone, Monza e Interlagos. Quest’anno il numero non è variato, mentre gli scenari sono Imola, Red Bull Ring e nuovamente Interlagos.

La “garetta” aveva già suscitato alcuni contrasti, pullulati dopo il sabato pomeriggio ad Imola. In maniera molto diversa, Geroge Russell, Kevin Magnussen e Lando Norris hanno espresso il loro disappunto, proponendo alcune modifiche per ottimizzare questo prodotto molto sfidante.

Sprint Race, maggior lunghezza per maggior spettacolo

Non mi fa impazzire la Sprint Race. Per essere una gara divertente, deve essere almeno lunga 200km. In questo modo, noi piloti dobbiamo gestire le gomme e così si genera spettacolo. In questa gara breve, invece, tutti spingono e ci sono pochi sorpassi, salvo incidenti al primo giro”.

Così si è espresso George Russell che già dallo scorso anno si è espresso in maniera contraria a questa mossa. Alle parole di Russell si appoggia Kevin Magnussen: la breve lunghezza dell’evento porta ad una standardizzazione delle strategie e quindi poco spettacolo:

Prima di tutto, non sono d’accordo con il parco chiuso già dalla prima sessione di prove perché non c’è possibilità di lavorare sulla macchina. Inoltre, come dice George, c’è bisogno di allungare la gara: in casi del genere, ad esempio, anche la nostra scelta di usare le medie anziché le soft avrebbe pagato”.

Lando Norris, invece, non è contrario al format ma al numero di Sprint Race nel calendario. Nelle ultime settimane, infatti, si sta ipotizzando un aumento delle gare da tre a sei e per il pilota McLaren è qualcosa di eccessivo:

“La cosa bella della Sprint Race è avere le qualifiche già al venerdì, un po’ come nelle Formule propedeutiche. Mi piace anche perché spinge il pilota a cercare il rischio, ma deve essere un appuntamento molto sporadico. Penso che tre all’anno vadano bene.”