MotoGP, l’ex manager avverte Honda e Yamaha: “Così non va bene”

L’ex manager Davide Brivio analizza i problemi strutturali delle Case giapponesi impegnate in MotoGP e il cambio di marcia dei costruttori europei.

Marc Marquez (Ansa)
Marc Marquez – Motori.News

Davide Brivio ha lasciato il paddock della MotoGP all’inizio del 2021 per passare in Formula 1 con Alpine – Renault. Una scelta provvidenziale quella del manager brianzolo, che ha optato per un contratto e un lavoro di primissimo livello prima dell’addio della Suzuki al Motomondiale avvenuto alla fine del 2022. Sarà ricordato nella storia per aver portato Joan Mir alla vittoria del titolo iridato 2020, il primo dell’era MotoGP per la Casa di Hamamatsu.

Profondo conoscitore della classe regina, in un’intervista a ‘Slick Magazine’ ha analizzato con impeccabile lucidità il calo dei costruttori giapponesi a fronte di un’avanzata imperterrita dei marchi europei, Ducati su tutti, che dopo aver sfiorato il trionfo con Andrea Dovizioso per tre volte ha centrato il suo obiettivo finale in breve termine. Alla base del successo una filosofia aziendale che costringe i colossi nipponici a rivedere i loro piani organizzativi e strutturali.

I team europei un passo avanti

Pecco Bagnaia (Ansa)
Pecco Bagnaia – Motori.News

Davide Brivio sottolinea come “le fabbriche europee siano più aggressive nell’approccio alle corse, motivo per cui hanno stabilito un nuovo modo di correre… Anche Yamaha e Honda dovranno adattarsi“. La MotoGP sta prendendo una nuova direzione che va verso il modus laborandi della Formula 1. Non a caso Aprilia ha scelto Massimo Rivola, ex manager Ferrari F1, alla direzione della sua squadra.

Non si può lasciare nulla di intentato e bisogna continuamente cercare di migliorare i prodotti in pista oltre che di serie. I brand europei “non sono mai soddisfatti, continuano a fare ricerca, cercare nuove idee, sperimentare, per capire dove si può limare anche un decimo di secondo“. Honda e Yamaha, invece, secondo Davide Brivio, sono rimaste ancorate a stilemi organizzativi del passato più conservativi, dove gli aggiornamenti venivamo provati e poi installati con una certa calma, magari rinviando le novità al successivo anno.

Sono finiti gli anni d’oro di Alex Crivillè, Mick Doohan, Valentino Rossi e Marc Marquez dove bastava il talento del pilota per vincere un Mondiale. Serve innovazione e ricerca tecnologica continua, investire sull’aerodinamica, il nuovo fronte della MotoGP, almeno fino a quando non verrà ridiscusso il regolamento futuro. L’ingrediente fondamentale è creare sinergia tra l’equipe in pista e quella in fabbrica. “Devono smettere di essere due gruppi diversi. Devono costruire insieme la moto e insieme devono farla funzionare in pista… In Honda continuano a usare il vecchio metodo: sembra che stiano buttando pezzi, copiando quello che vedono intorno, per capire che effetto fa – ha concluso Brivio –. Ma così non va bene“.