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Tesla, la crisi che potrebbe portarla al fallimento

Tira brutta aria per quel che riguarda Tesla. L’azienda secondo molte società finanziarie difficilmente potrà proseguire a lungo la sua attività. Vediamo quali sono i motivi di questa crisi. Tanto per iniziare, il 28 marzo scorso l’agenzia di rating Moody’s ha declassato l’azienda dal grado B3 a quello B2. La società di Elon Musk ha così perso il 9% in una sola seduta alla Borsa newyorkese di Wall Street. Le azioni di Tesla oggi valgono mediamente 265$ l’una a fronte di un valore di 345$ solo 20 giorni fa (-24% circa).

A cosa si deve questo declassamento? La produzione di autovetture procede molto a rilento. Il modello che doveva far uscire Tesla dal pantano, la Model 3 sembra una perfetta sconosciuta. Dovevano esserne prodotte almeno 5.000 a settimana per un totale annuo di oltre 200.000 esemplari, mentre la capacità produttiva attuale arriva a sole 1.000 unità. Il prezzo d’attacco di 35.000 $ con questa produzione diventa quindi una pura utopia.

Inoltre lo scorso anno, alla presentazione della tesla Model 3, oltre 400 mila persone versarono un assegno di mille dollari ciascuno come anticipo per avere la vettura entro la metà del 2018. Tutti questi chiamiamoli “creditori” difficilmente aspetteranno un anno o più prima di potersi sedere a bordo della loro nuova auto elettrica. Tutti soldi quindi persi. Elon Musk, inoltre, ha una visione troppo distante dalla realtà di come sia la catena produttiva di una vettura. Secondo i suoi sogni ogni sua auto dovrebbe essere interamente prodotta da robot, controllati solo visivamente da pochi lavoratori.

Gli analisti di Bernstein gli rimproverano, però, proprio questo: quello che il patron di Tesla Musk indica come l’innovazione competitiva che sta apportando al settore auto gli si sta ritorcendo contro, impedendo all’azienda di arrivare a livelli produttivi accettabili. Sino ad oggi Tesla è sopravvissuta grazie ad investitori che credevano fortemente nell’elettrificazione globale dell’automobile. Forse proprio lo scandalo Dieselgate era stato mosso da chi finanziava Tesla per darle un ulteriore input verso l’ascesa. Oggi a distanza di circa tre anni molti stanno ritornando sui propri passi.

L’azienda di Elon Musk avrebbe bruciato nel corso 2017 anno qualcosa come 8000$ al minuto. Facendo qualche conto la cifra si trasforma in 5000.000$ l’ora ed andando di questo passo i fondi finiranno presto. Secondo alcuni analisti, se non si troveranno a breve circa 2 miliardi di dollari, quella del 2018 sarà l’ultima estate di Tesla. Ed ancora critiche piovono verso l’impresa faraonica di mandare una vettura su Marte. Che senso ha avuto? Non era meglio investire gli stessi soldi in maggior capacità produttiva?

Spacex/Youtube

Guardandoci attorno tante case automobilistiche stanno pensando a proporre auto elettriche. Il fatto è che tutti lo stanno facendo in modo graduale, con pochi modelli alla volta. E se qualche progetto non andrà in porto come dovrebbe le spalle saranno sempre ben coperte dalle vetture ibride o con propulsori termici tradizionali. Tesla ha invece voluto fare tutto elettrico e subito. E forse, ci viene da dite, l’ha fatto troppo presto. The last but not the least, un nuovo incidente mortale ha interessato una Tesla Model X sulle strade della California.

La National Transportation Safety Board, autorità americana che si occupa di sicurezza dei trasporti, ha avviato un’indagine perchè non si è capito se la sciagura sia stata causata dal sistema Autopilot che equipaggiava la vettura. Inoltre il maxi suv di Tesla ha preso fuoco dopo l’impatto. Insomma i nodi dell’ambizioso progetto di elettrificare l’auto nel mondo stanno venendo al pettine. Come se la caverà Elon Munsk?

Giuliano Belfiore