Coronavirus Vs auto elettriche, cosa succederà dopo la pandemia?

La pandemia di Coronavirus (COVID-19) sta dilagando sempre di più. Il fulcro della diffusione del virus è diventata l’Europa. Fino ad oggi sono quasi 290 mila i contaggiati nel mondo, di cui quasi la metà nel Vecchio Continente. Il virus sta andando ad infettare i paesi che più di tutti si stanno impegnando verso lo sviluppo delll’auto a zero emissioni. Le normative europee sono infatti le più severe nei confronti del taglio alle emissioni di CO2 prodotte da autoveicoli.

La volontà dichiarata sino ad oggi è quella di un taglio quasi totale delle emissioni entro il 2050 con vari step. Tra 30 anni infatti l’Europa vuole arrivare a realizzare il concetto di neutralità climatica. Quello che si emette, l’ambiente lo deve assorbire in tempi uguali. Per arrivare a questo obiettivo è già stato fissato il parametro dei 95 g/km di emissioni medie di CO2 per veicolo nel 2020. Si deve scendere di un ulteriore 15 % entro il 2025, vale a dire ad 81 g/km e a 50 g/km nel 2030.

L’epidemia di Coronavirus potrebbe rallentare e non di poco questo processo di stretta sulle emissioni. Per questo taglio degli inquinanti, le case automobilistiche dovranno investire molto nei prossimi anni. Ad aiutare questo processo (non solo nel settore automotive) l’Europa ha stanziato ben 1.000 miliardi di euro in 10 anni. Questa politica continentale prende il nome di Green New Deal.

Proprio di questi giorni è la notizia che l’Europa ha aumentato il quantitative easing dai 20 miliardi di euro al mese per tenere a galla le economie dei paesi membri interessate dal problema Coronavirus. La somma stanziata è stata inizialmente di 120 miliardi e poi di altri 750 mld di € per il solo 2020. La cifra totale di aiuti per quest’anno sarà dunque di circa 1.000 miliardi. Una somma enorme, ma destinata non a sviluppi futuri, bensì al contenimento immediato degli effetti da Coronavirus sulle economie UE.

Che ne sarà del processo di decarbonizzazione? Se l’epidemia da Coronavirus non si risolverà a breve (al massimo entro aprile 2020) ci saranno ripercussioni importanti. Il mercato auto è attualmente fermo, industria produttiva compresa. Gli stop alla fabbricazione di auto sono ormai la realtà per tutti i costruttori. FCA ha bloccato tutto sino al 27 marzo, Volkswagen ha chiuso per 3 settimane, BMW per un mese, Mercedes per 15 giorni e così via. Anche Tesla negli USA ha chiuso i battenti sino a data da destinarsi.

I profitti dei costruttori auto per il 2020 difficilmente saranno in crescita. Questo causerà una volontà di rinascita repentina per tornare a galla quanto prima. Si vuole abbandonare l’attuale paralisi delle fabbriche che sta portando a stagnazione ed a recessione. Questa politica di rinascita difficilmente si potrà legare a quella a lungo termine pianificata un po’ da tutti per arrivare entro una decina di anni ad avere una gamma di vetture a batteria a costi accettabili.

Morale della favola, la pandemia di Coronavirus, se di lunga durata, costringerà probabilmente l’Unione Europea ad allentare la stretta sulle politiche di abbattimento delle emissioni con un conseguente rallentamento sullo sviluppo dell’auto elettrica. Insomma nei prossimi mesi (e forse anni) il principale nemico non sarà la CO2, ma il COVID-19. Speriamo di uscirne presto.